Ieri in tv si parlava di Esperia, una cittadina del Lazio in cui nel 2006 sono state rinvenute delle impronte di dinosauro risalenti a circa 120 milioni di anni fa. Le immagini erano veramente interessanti: nel servizio, una speleologa mostrava le impronte, appoggiandovi sopra la mano, e devo dire che solo con l’aiuto di questo gesto era possibile individuare le tracce sulla parete rocciosa (maggiori info a questo link).
Al di la dell’importanza del ritrovamento, che potrebbe cambiare lo scenario geologico in cui si muovevano i dinosauri, avvalorando l’ipotesi che all’epoca la zona appenninica tra Campania, Lazio e Abruzzo fosse emersa, contrariamente a quanto fino ad ora ritenuto dagli studiosi, mi sembra interessante un altro aspetto. Gli speleologi che hanno scoperto le impronte (del Gruppo Speleologico di Grottaferrata), sono stati in gradi di farlo perchè avevano seguito un corso specifico di Umberto Nicosia, docente di paleontologia all’Università La Sapienza di Roma. Ovvero, solo grazie a questa “educazione visiva” sono stati in grado di interpretare quegli avvallamenti sulla roccia come orme.
Quindi, riassumendo: l’impronta è un segnale visivo che racchiude un messaggio, in questo caso dal passato più remoto del nostro pianeta; per poterlo decodificare correttamente è stato necessario conoscere il “linguaggio” in cui è stato “scritto”.
Allo stesso modo nella società moderna, dominata dalle immagini, siamo bombardati di messaggi. Ma se chi li vede non ha la capacità, la “base culturale” per decodificarli, questi rimarranno invisibili, o peggio, saranno fraintesi. Per questo riteniamo che sia importante una formazione di base, a partire ad esempio dalle scuole medie: un insegnamento dei fondamenti della comunicazione visiva che dia alle persone gli strumenti giusti per interpretare i messaggi visivi a cui sono sottoposti quotidianamente. Gli strumenti migliori per vivere il loro rapporto con i nuovi media (basati sulle immagini) come utenti consapevoli e attivi.
Magari torneremo su questo argomento in altri post, sperando di lasciare in chi legge un seme di curiosità, un’”impronta” che porti in sè la visione, questa volta, di uno spiraglio di futuro.